Succede spesso che io mi dimentichi di pubblicare alcuni lavori, soprattutto in periodi veramente impegnativi.
E questo è stato un periodo (o forse un anno) pienissimo.
Tra i vari lavori dimenticati, e mai pubblicati, c’è il mio primo servizio di moda, fatto per il magnifico negozio d’abbigliamento Merry Go Round di Milano, di cui sono un’affezionata cliente.
Partiamo dall’inizio.
Ho iniziato la mia carriera fotografica proprio da qua, dalla moda.
Ho insistito con tutte le mie forze per poter andare a fare lo stage in uno studio fotografico di moda, nonostante i professori me lo sconsigliassero (forse mi conoscevano più di quanto io conosca me stessa).
Ho lottato anche contro i fotografi che non avrebbero mai voluto prendere un’assistente donna, perchè secondo loro non sarei stata in grado di reggere gli sforzi fisici richiesti da questo ambiente.
Ma alla fine ce l’ho fatta.
Ho convinto i fotografi a prendere me.
Li ho convinti assicurandogli che non ci sarebbe stata alcuna differenza tra un uomo e una donna.
Anzi sarebbe stato migliore l’aiuto di una donna, il mio soprattutto.
Così ho iniziato a lavorare in questo settore.
A lavorare duramente e a imparare tantissimo.
Ad assorbire tutto quello che potevo sull’utilizzo delle luci, il montaggio di un set fotografico, la gestione dei casting, ecc..
Ma ho scoperto anche cosa vuol dire l’ansia, la paura di essere giudicati, la nausea al risveglio, e il temine “parafulmine”.
Perchè è così che chiamano gli assistenti.
Parafulmini.
Tutto quello che succede di negativo su un set fotografico di moda è colpa dell’assistente, detto appunto “parafulmine”.
Ho capito così cosa intendeva il mio professore quando mi ha detto, squadrandomi dall’alto verso il basso (pantaloni macchiati dai liquidi per lo sviluppo delle pellicole, Vans rotte e felpa con le maniche consumate) : “Ilenia, ma sei sicura? Questo non è l’ambiente che fa per te!”
All’inizio non gli avevo dato troppo peso, anzi, l’avevo presa quasi come un’offesa.
Ma poi col tempo ho capito.
Ho capito che i miei vestiti parlavano per me.
Non sono una che si preoccupa molto delle apparenze, per me l’importante è quello che c’è dentro, così mi è stato insegnato.
Invece, nella moda, contano tantissimo le apparenze.
Alla fine la moda è questo, apparire.
Così, quando ho iniziato a non sopportare più il mal di pancia al mattino ho deciso di abbandonare questo settore e dedicarmi ad altro.
Ma con MGR è stata tutta un’altra storia.
Partiamo dal presupposto che io ora sono una persona diversa, più forte, più matura.
Il mal di pancia non mi viene più per nessuno (se non per mio marito).
E poi con MGR non esiste mal di pancia.
Il clima con loro è sempre rilassato, non ti senti giudicato, non sei sotto una lente d’ingrandimento.
Anzi, il bello del team di MGR è che è formato da persone vere.
A partire da Cristina, la proprietaria.
Una persona con cui lavorerei tutti i giorni, professionale, umana e rilassata, ma soprattutto con un gusto da fare invidia ad Anna Wintour.
Passando poi per il team del negozio.
Non le classiche persone che fanno di tutto per venderti qualcosa, anzi, sanno consigliarti al meglio e farti sentire una vera figa (cosa che succede raramente).
Finendo poi con il diavolo, i loro abiti, che creano una vera e propria dipendenza.
Tanto da voler lasciare la macchina fotografica alla modella e mettermi dall’altra parte dell’obiettivo per provare tutti i loro magnifici vestiti.
(Alla fine ho deciso di scattare le foto alla vera modella per poi passare in negozio da loro e comprare un sacco di vestiti. Qua sotto potete vedere il risultato delle foto)
Model: Carolina Vignudo
Styling: Cristina Doneddu e Fabrizio Mallimaci
MUA: Vanessa Vastola